Hotel 660

Benvenuti ad Acri

Acri - foto Alan Curto

«Bella è la patria mia coi suoi vigneti, col suo vecchio castello e i suoi torrenti. Limpide son le sue fontane, e i venti sospirano d'amor per gli uliveti. Di monti coronata e di querceti sfidò l'ira dei nembi e dei potenti, culla di forti, impavidi ed ardenti, di Martiri di Santi e di Poeti.»

Vincenzo Julia

A metà strada tra la Sila e il mare

Il centro urbano è situato a 720 m s.l.m. ai piedi della Sila e della montagna della Noce e il suo territorio si estende per oltre 20.000 ettari (il quinto piu' vasto dell'intera regione dopo Corigliano-Rossano, San Giovanni in Fiore, Reggio Calabria e Longobucco). Porta Nord della Sila, la parte più antica, dalla quale è possibile osservare le alte cime del Pollino, domina la valle del Mucone e la valle del Crati. Secondo alcuni occuperebbe il posto di Acheruntia o di una città bruzia chiamata Acra.Gli abbondanti ritrovamenti archeologici degli ultimi anni suggeriscono la presenza di una città pre bruzia, probabilmente da identificare con Pandosia Bruzia fondata e capitale del regno di Italo, re degli Enotri (e degl'Itali-Morgeti), dal cui nome deriverebbe la parola Italia.

Sant'Angelo d'Acri - www.santangelodacri.it

La Città di Sant'Angelo d'Acri

Il 15 ottobre 2017 papa Francesco ha canonizzato Angelo d’Acri, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini (1669-1739): chi è fra Angelo d’Acri? Siamo nel Meridione d’Italia della fine del XVII secolo; i principi Sanseverino governano i nostri territori; con i soprusi e le ingiustizie connesse a quell’esperienza di politica (tra minoranze ricchissime e popolazioni nell’indigenza). Le fatiche di Angelo d’Acri saranno orientate verso la difesa della povera gente. Egli desiderava accogliere la vocazione francescano-cappuccina, ma per ben due volte abbandonò la vita conventuale, per fare ritorno ad Acri ed alla vita mondana. Angelo, col raro permesso del Ministro Generale, rientra in noviziato ed emette i voti. La sua fede viene rinsaldata. È chiamato ad una grande missione. Molto è valsa la testimonianza di vita del predicatore cappuccino Antonio da Olivadi, che predicò proprio in Acri in quel tempo di grande travaglio per l’allora Luca Antonio Falcone, figlio di una povera fornaia ed orfano di padre. Predicherà, tra missioni popolari e quaresimali, in tutta l’Italia Meridionale, spingendosi fino a Napoli ed al territorio dell’abbazia di Montecassino; diventando “l’apostolo delle Calabrie”. Alla predicazione si accompagneranno quelli che Giovanni chiama i “segni”: la vicinanza di Dio alle necessità dei sofferenti; le sue poche cose diventeranno presto reliquie, desiderate dai fedeli. La sua predicazione è incentrata sulla Passione del Signore Gesù; la sua più grande devozione, infatti, sarà verso il Crocifisso e la sua dolente Madre. L’immagine tipica di sant’Angelo lo raffigura, infatti, mentre indica il Crocifisso. Sarà l’autore di un componimento, il “Gesù pijssimo” o “Orologio della Passione”: delle strofe ritmate che ricordano i vari episodi della Passione del Signore Gesù. Un altro particolare della vita del nostro santo sacerdote cappuccino ci dice che egli era solito piantare un Calvario (costituito da tre croci), leggermente distante dal centro del paese, nei luoghi in cui aveva predicato. Gli altri amori saranno: l’Eucaristia, celebrata con grande devozione e adorata fino all’estasi; la Madonna Addolorata, di cui fece scolpire un’effige lignea per donarla al popolo acrese, per non lasciarlo orfano dopo la sua morte. La definirà «Madre dei bisogni». Forte era l’attaccamento di sant’Angelo alla vita religiosa francescano-cappuccina. Egli ricoprì nell’Ordine anche incarichi di governo (guardiano, Ministro Provinciale, visitatore generale). Ai Frati consegna uno stile di vita santo, che poggia su “cinque gemme”: l’austerità, la semplicità, l’esatta osservanza della serafica Regola e delle Costituzioni cappuccine, l’innocenza di vita e la carità inesauribile. Ad Acri lavorò instancabilmente ed ottenne dalla famiglia dei principi Sanseverino-Falcone l’edificazione di un monastero di Sorelle Povere di santa Chiara, definite “cappuccinelle”; siamo nel 1726, anno di benedizione. La prima monaca fu proprio la figlia dei principi, che prese il nome di suor Mariangela del Crocifisso. Sant’Angelo fu, inoltre, ricercato consigliere di governanti, nobili, sacerdoti e vescovi del tempo. Morì ad Acri il 30 ottobre del 1739. Nel 1743 iniziò l’iter processuale che lo portò alla beatificazione, nel 1825, da parte di Leone XII. Pochi anni fa venne riconosciuto un miracolo di guarigione, attribuito alla sua preghiera di intercessione, che lo ha portato alla canonizzazione. (di fra Piero Sirianni)

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Musei

Museo del Beato Angelo
In esso sono esposte reliquie del Beato (che si aggiungono alle spoglie e al saio originale conservati nella chiesa), oggetti della sua vita quotidiana e dei frati dell’Ordine dei Cappuccini ma anche dipinti, statue e testi antichi. A pochi passi dal museo si trova la “cella del Beato Angelo” ovvero la cella di isolamento o “cella solitaria” del convento, nella quale egli soleva ritirarsi. Il museo del Beato Angelo è di grande importanza sia da un punto di vista storico sia religioso (vi accorrono infatti numerosi pellegrini) sia prettamente artistico e museale. Inaugurato il 23 giugno 1992, per volontà del Vice Postulatore Padre Eugenio Scalise, e del contributo del popolo di Acri e della devota benefattrice Sig.ra Francesca Meringolo, con lo scopo di custodire adeguatamente quanto di geloso e di religioso del Beato Angelo è sopravvissuto, sfuggendo alle ingiurie del tempo e delle sue avversità e confische ottocentesche, a causa delle quali i Frati Cappuccini furono costretti ad abbandonare il Convento per riparare presso i parenti e le famiglie di amici. Il museo è scaturito dalla reiterata richiesta popolare e dal continuo afflusso dei devoti pellegrini nella patria del Beato Angelo, avidi di notizie e desiderosi di osservare gli oggetti da lui usati.

Museo Arte Contemporanea di Acri
Inaugurato nel giugno del 2006, ospita, in 11 delle sue 30 sale, la collezione delle opere dell’artista e maestro del vetro Silvio Vigliaturo. Si tratta di 237 lavori donati dall’artista alla città di Acri. Le opere sono l’esito di una selezione della produzione di Vigliaturo dal 1961 al 2004 e segnano le tappe fondamentali della sua ricerca artistica, dagli esordi pittorici sino alla raffinata elaborazione delle sua scenografiche e variopinte sculture in vetro. Le restanti diciannove sale del palazzo ospitano periodicamente mostre, incontri, workshop e iniziative didattiche dedicate all’arte contemporanea.

Museo dell'Arte e della Civiltà Contadina
Il Museo, nato da un progetto sulla dispersione scolastica della Scuola Media “Padula”, nell’anno scolastico 1995/96 è stato realizzato con l’impegno dei docenti, degli alunni e delle famiglie. Il materiale raccolto, circa 600 pezzi, con la collaborazione delle altre scuole del territorio e dell’Amministrazione Comunale, è stato esposto nel Palazzo Sanseverino-Falcone e inaugurato come “museo permanente” il 27 Maggio 1996.L’esposizione rimase nel palazzo Sanseverino fino al 2002 anno in cui la scuola cedette il tutto all’Amministrazione Comunale.Il Comune trasferì nuovamente il Museo nel palazzo “Feraudo” dove rimase fino all’estate del 2014 da dove, i reperti, recuperati e risistemati, vengono esposti nella sede attuale.

Torre di Padia

Monumenti

Torre civica di Padia
La torre di Padia, simbolo della città, è ciò che rimane dell’antico castello, noto anche come Rocca dei Bruzii. Il castello, originariamente di forma trapezoidale, era un'opera difensiva costruita dai Bruzi per difendersi dalla vicina Sibari. Intorno al castello sorgevano le mura che delimitavano la fortezza e racchiudevano anche due chiese: la Chiesa di Santa Maria Maggiore e la Chiesa di San Nicola. Nel 1999 furono rinvenute nelle mura del castello parecchie monete di origine greca, tra cui alcune di Sibari e di Thurii, ed una sola di Crotone, ora in possesso della Soprintendenza Archeologica della Sibaritide. All’interno della torre è conservato un antico orologio a pendolo, opera di artigiani francesi del 700.


fonte: visitacri.it
Fusilli - www.visitacri.it

I piatti tipici acresi

I Fusilli
Sono uno dei piatti tipici più conosciuti della cucina acrese. Si tratta di un tipo di pasta, fatta in casa, preparata con la tecnica del “ferretto”. Questo tipo di tecnica permette di conferire alla pasta una forma allungata con una cavità interna che consente di trattenere i sughi. I fusilli vengono tradizionalmente conditi con ragù di carne di capra e abbondante pecorino. Secondo la tradizione, un tempo, le donne in età da matrimonio dovevano dimostrare ai futuri mariti (e alle future suocere) di saper preparare i fusilli per essere considerate delle brave massaie.


La Lagana
La procedura da cui si ricava questo tipo di pasta viene tramandata da madre in figlia. Si parte da un impasto di acqua e farina a cui si da, con un mattarello, la forma di un cerchio. Una volta raggiunta la giusta consistenza, il cerchio di pasta viene ripiegato più volte su se stesso fino ad ottenere un rotolo. A questo punto il rotolo viene tagliato per ricavarne delle listarelle. La lagana o “dagana” viene condita con i ceci, tradizionalmente cotti nella pignata (tegame di terracotta), o con il finocchietto selvatico.


Lo Spezzatino
La ricetta dello spezzatino acrese prevede l’utilizzo delle interiora di capra, aromatizzate con il peperoncino piccante.


Le patate 'mpracchiuse
È una pietanza a base di patate, rigorosamente silane, fritte (a fette sottili) a solo oppure accompagnate da peperoni verdi e/o cipolla rossa.


fonte: visitacri.it